S. Caterina
da Siena
Laica Domenicana, Patrona d’Italia e d’Europa. 
La vita, il misticismo, le opere.




A cura di Calogera Marchetta (Lillina) 2017


Santa Caterina da Siena.
La vita
   Caterina nasce a Siena il 25 marzo 1347 da Jacopo Benincasa e Lapa de’ Piangenti. E’ la ventiquattresima figlia su venticinque. Il padre è un tintore di buona fama e può assicurare alla famiglia una certa agiatezza; abita in una casa ampia ed accogliente in fondo ad un vicolo e la famiglia è molto unita, anche se i figli più grandi sono già sposati. La sua è stata una vita breve, muore infatti a 33 anni, dopo tante sofferenze; vita breve ma intensa, tutta tesa ad accogliere sempre la volontà di Dio qualunque essa sia.
    Che Caterina fosse un po’ diversa dagli altri lo si è notato fin da piccola, come lei stessa ha raccontato al suo confessore, confidente e poi biografo, fra’ Raimondo da Capua. Fin da piccola ha chiesto a Dio la forza di essere buona, umile, di non ribellarsi e di non offenderlo mai. Ha la sua prima esperienza mistica all’età di 6 anni mentre sta tornando a casa insieme al fratello Stefano. Sono sul sentiero, lungo la strada in alto c’è una chiesa dedicata a san Domenico, come fa sempre alza gli occhi per guardarla e rimane impietrita, è sicura di vedere in alto nel cielo delle figure luminose, gigantesche, uno è Gesù Trionfante, vestito regalmente, con un ampio e ricco mantello e tre corone in testa, con accanto altre 3 figure, anch’esse gigantesche, che ritiene essere i santi Pietro, Giovanni e Paolo. Lo stupore l’impietrisce, il fratello che nel frattempo è tornato indietro la chiama, la scuote, ma Caterina non risponde, è la prima estasi. Si riprende quando la visione svanisce e questo episodio la seguirà per tutta la vita, da questo momento deciderà di dedicarsi completamente a Dio. Fin dall’età di 7 anni si consacra al Signore e fa voto di verginità a Gesù, per riservare al Creatore tutta la purità del corpo e dell’anima. La preghiera sarà sua inseparabile compagna, cercherà un luogo dove raccogliersi per non essere disturbata e potersi concentrare meglio, per poter parlare con calma e tranquillità con Gesù che le è apparso in cielo, ma non lo troverà subito. Dopo alcune traversie deciderà di costruirsi lei stessa un luogo segreto, un posto solo per sé, non fuori ma dentro sé stessa, dove nessuno potrà disturbarla, che lei chiamerà “cella dell’anima” che sarà il suo vero rifugio per tutta la vita. Un’altra regola che si dà è quella di mantenere, nella giornata, il silenzio più a lungo possibile, così si estranea dalle cose del mondo ed evita di pronunciare parole di cui può pentirsi.
       Intanto gli anni passano…  Caterina diventa una bella ragazza da marito e la madre pensa di accasarla. A questo punto Caterina è costretta a rivelare alla madre che si è già promessa a Gesù e che non sposerà alcun altro. La madre va su tutte le furie, la punisce, le fa fare i lavori più umili e lei accetta tutto per amore di Dio, anzi accentua le sue penitenze per purificarsi di più, arriva persino a digiunare, pratica che continuerà per tutta la vita. Alla fine, il padre, che le vuole molto bene, parla per tutti dicendo di lasciarla in pace a meditare e pregare, perché non si può andare contro la volontà di Dio, nessuno da quel momento in poi la dovrà disturbare più, anzi che preghi il suo sposo come le piacerà ed interceda per la sua famiglia.
   Ha 16 anni  Caterina e vuole entrare tra le Sorelle della Penitenza di san Domenico. Aumenta i digiuni, mangia solo un boccone di pane con delle erbe (e continuerà così per sempre, dal momento che si nutrirà con l’eucaristia), veste di lana ruvida, porta per cilicio una catena di ferro che le rode la carne. La madre, disperata, va dalle Sorelle una prima volta, per chiedere l’ammissione della figlia nell’Ordine, ma queste le rispondono che non possono accettarla perché troppo giovane. Caterina non si dà per vinta, insiste ancora per molto, inasprisce le penitenze, fino a quando finalmente viene accettata e può pronunciare i voti di castità, obbedienza e povertà, regole che del resto attua già per conto suo. Ha raggiunto il suo scopo, veste il saio bianco ed il mantello nero della penitenza, ormai fa parte dell’Ordine delle Mantellate.

Il misticismo
    Per poter raggiungere la perfetta contemplazione per tre anni si chiude nella sua piccola stanza, che chiama cella, alla Fullonica, e ne esce solo per recarsi a pregare nella Cappella delle Volte nella chiesa di san Domenico. La sua preghiera è un continuo colloquio con Dio, mantenendo un silenzio assoluto rotto solo nel momento in cui si confessa. I dialoghi, le visioni e le estasi, che non l’hanno mai abbandonata, s’intensificano, dapprima si spaventa ma poi in lei nasce la certezza di parlare con Dio e questo le dà sicurezza, forza e coraggio che in seguito la porteranno ad andare per le vie del mondo ed affrontare fatiche fisiche e spirituali per amore di Dio. Lei afferma che Dio stesso Le rivelò la conoscenza di Lui e di se stessa dicendole: ”Tu sei quella che non è ed Io Colui che sono”. Queste parole sono il fondamento su cui Caterina basa tutta la sua vita, per lei questa frase vuol dire umiltà totale: lei è nulla e può esistere solo in Dio. Racconta delle sue nozze mistiche con Gesù nel 1370, alla presenza di Maria e della Maddalena e che Gesù le ha messo al dito un anello con 4 perle ed un brillante al centro; dello scambio dei cuori (Gesù in persona, asserisce lei, le strappa il cuore dal petto e in un secondo momento le dona il Suo); racconta inoltre di aver ricevuto le stimmate; cose, però, che nessuno ha mai visto.
    Ci sono solo le testimonianze dei suoi discepoli di un fatto accaduto sempre nel 1370 mentre era ammalata: cade in coma per 4 ore, ormai la danno per morta, quando ad un tratto, come se nulla fosse successo, rinviene e racconta di essere stata in paradiso.
   Continua a vivere reclusa nella sua stanzetta, incurante di tutto ciò che le succede attorno
    Un giorno confessa al suo confessore che il Signore in persona le ha detto che se vuole acquistare la virtù della fortezza deve imitare Lui; se vuole il potere di vincere deve lasciare tutto e prendere per suo sollievo la croce, come ha fatto Lui; si consola con l’afflizione e il dolore.
   Comunque la sua è una vita fatta di preghiera continua, di dialoghi col suo Sposo Celeste, di pura ascesi, affronta sofferenze indicibili per amore del suo Signore e tutto ciò la rende felice. Preghiera continua dunque, e contemplazione profonda, fanno di lei una grande mistica, che come tutti i grandi mistici non rimane esente dalle tentazioni che combatte inasprendo le torture, moltiplicando   i digiuni, le penitenze, il sollievo del riposo del sonno e attraverso il dolore fisico, stringendo sempre più il cilicio che porta, riceve l’unico sollievo dalla preghiera.  Altri eventi prodigiosi si verificano nella sua stanzetta. In una visione Gesù promette a Caterina di dare all’anima sua una luce speciale che le permetterà d’intravedere il bello ed il brutto delle altre anime, sia vicine che lontane per le quali lei pregherà per la loro salvezza.
   La sua che è una vita privata, nascosta, fatta di austerità e preghiera, però, un bel giorno, passa, per ordine del suo Signore, ad una vita pubblica ricca di un’attività intensa. Lei stessa povera, misera, indifesa, analfabeta, si meraviglia di essere stata prescelta per la salvezza di tante anime, per confondere i sapienti orgogliosi e convertirli, ma il Signore le assicura che si serve di tutti, anche degli incolti, dando loro virtù e sapienza per esortare gli uomini, consigliarli ed istruirli. Attorno a lei si riunisce una cerchia di discepoli affiatati che la collaborano in tutto e scrivono in latino corretto ciò che lei detta in dialetto senese per i potenti.

Le opere
    Solo all’età di 30 anni, pur essendo ancora analfabeta, improvvisamente comincia a scrivere, scrive le “LETTERE” (381), il famoso “DIALOGO DELLA DIVINA PROVVIDENZA” che sono un   capolavoro di fede e misticismo e 26-27 ORAZIONI.
    Umiltà, carità, tenere fisso lo sguardo al crocefisso ed affidarsi a Lui, agire tenendo sempre presente il fine di fare il bene e seguire Dio, questi sono i punti cardini su cui imposta tutto il suo parlare. Dice che Dio ci ha dato il “libero arbitrio”, l’intelletto e la ragione e di questi dobbiamo fare buon uso per potere fare le scelte giuste, quelle che portano a Lui, perché di ogni nostra azione giusta o sbagliata che sia dobbiamo rendere conto. Se Dio non ci avesse dato questi doni potremmo dire di non saper discernere, ma dal momento che ce li ha dati non abbiamo nessuna scusante se li abbiamo usati male. Dio ci segue sempre, non è in un luogo preciso, ma dappertutto. L’anima che fa la volontà di Dio corre di grazia in grazia, di virtù in virtù, non c’è alcun freno che la tenga e ricorda a tutti di temere sempre il giudizio di Dio.  Essa, mistica per eccellenza, vive solo per Dio e brama di ricongiungersi a Lui spiritualmente nell’aldilà.
   Il tempo in cui lei vive è un tempo duro; le lotte fratricide, le guerre e le battaglie per la conquista delle Signorie sono terribili e sanguinose; la Chiesa, che detiene il potere temporale ed amministra un vasto territorio è allo sbando, il Papa scappa e si rifugia ad Avignone, i cardinali francesi e le loro corti fanno pesare sul popolo le loro angherie (anche fiscali).  Caterina, guidata dalla fede per Cristo che le dà forza e coraggio si adopera per riportare la pace fra le varie fazioni e ricompattare la Chiesa perché riacquisti la sua dignità ed il suo prestigio per proseguire l’opera di Dio. All’inizio il suo parlare rimane inascoltato, allora lei in persona si reca ad Avignone per incontrare il Papa e convincerlo a ritornare a Roma. Il Papa capisce che lei ha ragione, ma è titubante, incerto, per quanto lei lo sproni non riesce a prendere una decisione, alla fine, per convincerlo gli parla di un voto che lui aveva fatto nel segreto del suo cuore e nessuno sapeva: “Se fosse stato eletto avrebbe stabilito la sua sede a Roma”. Questa per il Papa è la rivelazione che ha davanti a sé una persona straordinaria, si convince ed improvvisamente parte alla volta di Roma anche se molti dei suoi cardinali sono contrari.
   Caterina trascorre ad Avignone un periodo in cui è osteggiata da tutti, ma non se ne cura, continua a predicare contro la corruzione ed il peccato e ad esaltare la virtù, l’umiltà e la povertà; per questo dà fastidio, perché là si ama la mondanità, il lusso, la ricchezza; lei cerca solo Gesù e vive per Gesù. Ha in mente due scopi: riportare a Roma il Papa ed indire una crociata per la riconquista della Terra Santa. Il primo scopo l’ha finalmente raggiunto, il secondo non ci riuscirà perché il tempo delle crociate è ormai scaduto, non c’è più l’interesse.
Nel 1377 fonda il suo primo monastero e lo intitola a santa Maria degli Angeli; nell’autunno di quello stesso anno riceve la straordinaria “illuminazione sulla verità” che costituirà la materia del “Dialogo della Divina Provvidenza”. Il Dialogo, insieme alle Lettere ed alle Orazioni, costituisce la sua eredità spirituale. Essa oltre ad adoperarsi per ricompattare la Chiesa, si dà molto da fare per la pace: viaggia, esorta, parla, scuote il cuore delle persone, prega, esorta, incoraggia, scrive, l’unico suo intento è scongiurare conflitti e divisioni. Tutto ciò però non la distoglie dalla sua vita intima di preghiera, di dialogo col suo sposo, di contemplazione con il suo Dio; soleva dire che “ più cerca, più trova e più cresce la sete di cercare Dio”.
   In questa maniera Caterina incarna il vero ideale domenicano: azione e contemplazione. Il Dialogo della Divina Provvidenza che durante le estasi ha dettato ai suoi discepoli è lo specchio della prodigiosa ricchezza della sua anima e costituisce il capolavoro della mistica italiana di tutti i tempi. In esso, Caterina, indica a tutti, ai credenti, ai peccatori e ai disperati la via della perfezione. A tutti mostra la via dell’amore di Dio che si manifesta in Gesù Cristo come unico ponte che unisce la terra al cielo.
Amore di Dio e Carità verso il prossimo sono i punti basilari della grande mistica che quando parla dice che non è lei ad esprimere i concetti, ma è Gesù stesso che si serve di lei. Quel Gesù suo sposo celeste che lei chiama “Gesù dolce, Gesù amore”.
  In fondo lei resta la donna fedele al suo Signore con l’anima tutta tesa al suo Sposo celeste. Quello che più meraviglia in lei è quella sapienza lucida, profonda, di tutte le verità contenute nel Vecchio e nel Nuovo Testamento, prodigiosa, che le è venuta da un carisma mistico, un carisma di sapienza infusa datole dallo Spirito Santo e nel suo “Dialogo” descrive in modo ammirabile come si esercita la Misericordia di Dio.

Il dialogo
  Il dialogo è il libro più importante e più conosciuto di Caterina, si tratta di un dialogo tra l’anima e Dio, uno scambio di opinioni, una richiesta di chiarimenti, di spiegazioni che l’anima chiede a Dio e che Dio volentieri dà e alla fine risulta un concentrato di cognizioni altamente teologiche.  E’ stato dettato a fra’ Raimondo, tra la fine del 1377 e la fine del 1378, da Caterina durante le sue estasi. (Questo avvalora la tesi di Caterina che dice che non era lei a parlare ma Gesù).
   Nel dialogo Caterina parla di quattro richieste fatte a Dio:
1) chiede a Dio di sentirsi preparata al passo finale e di sentirsi capita;
2) chiede la riforma della Chiesa;
3) implora la misericordia divina per tutto il mondo;
4) chiede alla divina Provvidenza di occuparsi dell’umanità.
   La parte più importante del Dialogo è la risposta della voce (Dio) alla terza petizione dell’anima.
   Questa risposta contiene la base di tutte le concezioni teologiche espresse da Caterina che si concretizzano nella “dottrina del ponte” (Cristo ponte di salvezza tra terra e cielo); “nella dottrina delle lacrime” (cioè del dolore vero del peccato e della causa del peccato, dolore inteso come sofferenza spirituale per salire nella misericordia di Dio); e nella “dottrina dei lumi o della Verità” ( che fa da contrappeso alle altre due e si passa dal dolore alla ragione illuminata da Dio, alla verità).  C’è anche una quarta dottrina, quella del corpo mistico, cioè la Chiesa, in cui i sacerdoti vengono indicati come “ministri del Sangue divino”; e dice che nessuno può sostituirli nel loro compito.
   La Voce ribadisce anche l’inscindibilità, nell’Eucaristia, del corpo, anima, sangue, divinità di Gesù Cristo.
   La voce chiama i sacerdoti “miei dolci ministri” ed anche “i mei unti…i miei cristi” poiché ha dato loro il compito di portare Gesù agli uomini; sono come angeli, angeli terrestri in questa vita.  Per Caterina, per quanto cattivi e corrotti, i ministri di Dio sono da essere considerati sempre come tali e sono i soli autorizzati ad amministrare l’Eucaristia.
    Due sono le linee direttrici del suo pensiero nel Dialogo: da una parte il concetto di Dio e l’amore che ogni essere umano gli deve portare e mostrare e dall’altra la carità ardente verso il prossimo, la Chiesa e tutto il resto del mondo.
   La voce chiama i sacerdoti “miei dolci ministri” ed anche “i mei unti…i miei cristi” poiché ha dato loro il compito di portare Gesù agli uomini; sono come angeli, angeli terrestri in questa vita.  Per Caterina, per quanto cattivi e corrotti, i ministri di Dio sono da essere considerati sempre come tali e sono i soli autorizzati ad amministrare l’Eucaristia. Due sono le linee direttrici del suo pensiero nel Dialogo: da una parte il concetto di Dio e l’amore che ogni essere umano gli deve portare e mostrare e dall’altra la carità ardente verso il prossimo, la Chiesa e tutto il resto del mondo.

Dottrina del ponte
   Caterina in estasi riferisce agli amanuensi la “dottrina del Ponte” (cioè la promessa  della salvezza eterna attraverso il sacrificio di Cristo) che viene espressa dalla Voce-Dio.
  Dio dice che il ponte ha in sé tre scaloni, tutti e tre fatti con il legno della croce ma nel terzo gradino si sente la grande amarezza di quando Gesù ha bevuto l’amaro fiele. In questi tre scaloni si possono riconoscere tre stati dell’anima.
   Gli studiosi di Caterina spiegano ciò dicendo che il ponte-Cristo attraverso il quale l’anima si può redimere e arrivare al cielo è composto da tre grandi scaloni (o tappe) per raggiungere la perfezione che corrispondono a tre punti del corpo di Gesù Crocifisso: i piedi, il costato e la bocca. La voce li elenca e precisa il significato di ogni tappa per arrivare alla vera pace del cielo.
   I piedi significano l’affetto: come i piedi portano il corpo, così l’affetto porta l’anima. I piedi sono lo scalone che porta al costato, il quale manifesta i segreti del cuore e ci permettono di salire il secondo scalone. Da questo si sale al terzo che porta alla bocca e trova la pace. La spiegazione dice: ”salendo il primo scalone, levando i piedi dall’affetto della terra ci si spoglia dal vizio; nel secondo scalone l’anima si veste d’amore con virtù e nel terzo trova e gusta la pace: le pietre con cui è costruito il ponte sono delle vere e reali virtù”.
   Caterina aggiunge che ci sono anime che non hanno la forza e la volontà di salire sul ponte, tentano di passarci sotto, non giungono a conoscere se stessi, né quanto è grande la bontà di Dio in loro, non cercano di redimersi, sono anime che non si salvano. Ma la dottrina di Caterina non è pessimista, lei afferma che sono molte le anime che salgono sul ponte, più di quelle che rinunciano. Queste anime, poi, con la preghiera, le buone opere, la buona condotta morale ed il loro continuo intercedere presso Dio riescono a portare le anime alla salvezza.
   La Chiesa, secondo Caterina, ha il compito di avere cura di tutte le anime per le quali Gesù è morto in croce.
   Il peccato più grande è quello della disperazione, cioè di rifiutare fino all’ultimo la speranza della redenzione. Questo peccato, dice la voce che parla a Caterina, “non è perdonato né di qua né di là, perché non ha voluto, spregiando, la mia misericordia…per cui la disperazione di Giuda mi dispiacque, fu più grave che non il tradimento che egli fece”.
   Altri due peccati sono giudicati da Caterina molto severamente: l’attaccamento ai beni terrestri (perché il timore di perderli toglie la gioia di possederli) e l’invidia (che rode il cuore e non fa godere del bene degli altri).
   Conclude dicendo che chi vive nel peccato anticipa il giudizio di Dio, patendo in vita pene e sofferenze che potrebbe risparmiarsi. Fondamentale per il cristiano è la virtù dell’obbedienza ma principalmente è importante l’umiltà attraverso la quale si raggiugono la carità e l’obbedienza. Essa si può praticare giornalmente nella famiglia, nel lavoro, nella scuola, in ogni ambito sociale.

Lettere alle anime
   Sono circa 370 e costituiscono il monumento spirituale di Caterina, la somma del suo pensiero. Sono un documento storico perché mettono in luce un periodo particolare della vita politica, storica e sociale della seconda metà del 1300 e rivestono un carattere di importante testimonianza sul piano letterario.
   In esse Caterina sostiene che non è lei che pensa e parla ma è Dio stesso; Dio si serve di lei per far conoscere il suo pensiero al mondo, infatti ogni sua lettera inizia con la stessa immutabile frase: “a nome di Gesù Cristo e di Maria Dolce io Caterina, serva e schiava del servi di Gesù Cristo scrivo a voi nel Prezioso Sangue Suo”. Sono lettere inviate a papi, re, imperatori, potenti signori di governo e d’arme, grandi maestri di lettere; si rivolge a qualsiasi personaggio, anche il più importante, se lei lo ritiene utile alla sua causa. Anche la chiusa delle lettere è sempre uguale e fatta nel nome di Gesù che lei definisce Gesù dolce, Gesù amore. Fino a trent’anni non sa leggere né tantomeno scrivere, ma sa parlare benissimo; con foga ed eloquenza, discerne su qualsiasi argomento: di politica, di teologia e di misticismo; sa essere persuasiva ed autorevole. Dapprima detta il suo pensiero ai suoi discepoli poi, improvvisamente, quasi per miracolo, comincia a leggere e a scrivere    
   Sia le lettere scritte di suo pugno che quelle dettate hanno un linguaggio secco, forte, risoluto, coraggioso, sembra un linguaggio maschile. Lei umile e dolce quando scrive diventa autoritaria, usa spesso la parola “voglio”, non importa a chi i messaggi siano rivolti; per spiegare quella forza e quel linguaggio dice che non è lei che parla, ma Dio stesso; lei è solo uno strumento. Ribadisce spesso la tesi che per un buon governo si deve usare la giustizia e chi la deve amministrare, prima deve esercitarsi nel governo di sé stesso e attuare in sé tutte le virtù che richiede agli altri; ogni buon governante deve saper rinunciare ai propri piaceri e deve cercare di essere forte, coraggioso, virile.
   Non scrive solo ai potenti, ma anche agli umili ed ai derelitti, infondendo ottimismo e speranza, spronandoli, sempre nel nome di Dio, ad uscire dal pantano in cui si trovano.
   Nelle sue lettere Caterina tratta di tutto dalla politica alla salvezza dell’anima, dal bene della Chiesa al vero senso che si deve dare al desiderio di vivere eremiti in preghiera. Dice che Dio lo si trova in ogni luogo, che c’è un tempo per pregare e stare in mezzo agli uomini e c’è un tempo per pregare in silenzio e solitudine. Bisogna cercare Dio con preghiere continue ed il prossimo con sollecitudine. Bisogna stare sempre all’erta, mai cullarci sugli allori se non vogliamo permettere che le tentazioni ed il male entrino in noi. E’ necessaria una preghiera continua, per sconfiggere i nemici dell’anima nostra.
   In una lettera importante parla anche di “libero arbitrio”. Se non ci fosse potremmo avere una scusa per giustificare il peccato ma dal momento che c’è, non abbiamo nessuna scusante. Siamo noi che dobbiamo saperlo gestire tenendo sempre di vista Gesù Crocifisso.
   Come faccia Caterina, semianalfabeta, a disquisire di argomenti così alti e delicati è un mistero che fa parte della sua esistenza. Gesù Crocifisso “arbore di vita”, i suoi insegnamenti sono per lei punti di riferimento; non parla alle persone, ma alle loro anime.
   Per quel che riguarda l’anima dice che l’anima che arriva a fare la volontà di Dio è molto gradita a Dio, corre di grazia in grazia, di virtù in virtù, non c’è freno che riesca a trattenerla. Amore di Dio e Carità verso il prossimo sono i punti basilari della grande mistica che quando parla dice che non è lei ad esprimere i concetti, ma è Gesù stesso che si serve di lei. Quel Gesù suo sposo celeste che lei chiama “Gesù dolce, Gesù amore”.   In fondo lei resta la donna fedele al suo Signore con l’anima tutta tesa al suo Sposo celeste. Quello che più meraviglia in lei è quella sapienza lucida, profonda, di tutte le verità contenute nel Vecchio e nel Nuovo Testamento, prodigiosa, che le è venuta da un carisma mistico, un carisma di sapienza infusa datole dallo Spirito Santo e nel suo “Dialogo” descrive in modo ammirabile come si esercita la Misericordia di Dio.
   Per concludere Caterina è una donna veramente fuori dal suo tempo; per il suo carattere tenace e volitivo sembra più una donna di oggi.  Sa quello che vuole e sa trovare le strade giuste per raggiungere i suoi scopi, a tutto ciò si unisce un’alta spiritualità. E’ una sposa fedele al suo Gesù ed unita a Lui da uno stretto vincolo da cui trae la forza e l’amore per agire, spronare, istruire e correggere; è anche una madre dolcissima per i suoi figli spirituali che la seguono e la ricambiano con affetto filiale e massima devozione. Lei li ha amati come se li avesse concepiti lei stessa e li ha saputi amorevolmente guidare e correggere al bisogno.  E’ dall’intima unione con Cristo che trae la forza per operare il bene e si adopera perché ogni uomo scopra la grazia e l’amore di Dio e li sappia far crescere in sé.
   In definitiva santa Caterina è stata una grande mistica che ha saputo coniugare l’azione con la contemplazione. Non si è mai allontanata dalla preghiera e dal dialogo personale con Dio, ha ricevuto tutti i carismi dello Spirito Santo che hanno arricchito la sua anima e ne hanno fatto la persona dotta che è diventata; ha mostrato a tutti che la via della perfezione e dell’amore di Dio si raggiunge guardando a Gesù, l’unico “ponte che unisce la terra al cielo”.
  Muore il 29 aprile 1380 e viene sepolta a Roma nella Basilica Domenicana di Santa Maria Sopra Minerva.  
E’ stata canonizzata da Papa Pio II nel 1461.
Nel 1939 Papa Pio XII l’ha proclamata Patrona
della d’Italia.
Nel 1970 Paolo VI l’ha nominata dottore Chiesa.
Nel 1999 Papa Giovanni Paolo II l’ha proclamata Compatrona d’Europa.

Bibliografia:
 Emilia Granzotto, Caterina da Siena, umile e sapiente vergine domenicana, ed. S. Paolo 2003
Caterina da Siena- Wikipedia
Rossana Guarnieri, Caterina da Siena, Santa, Vergine e Dottore della Chiesa, Edizioni Messaggero Padova.  http//spazioinwind.libero.it/schegge/PdS_04_29.htm
La vita di S. Caterina da Siena. http//www.premiosantacaterina.it/indexphp
Predicazione domenicana al femminile: Santa Caterina da Siena. Convegno Provinciale delle FLD, Brescia 28-30 sett. 2012.