Cenni storici
Domenico di Guzmán
in un affresco del Beato Angelico del
convento di San Marco a Firenze
Il fondatore: Domenico
di Guzmán.
Il fondatore nacque nel 1170 a Caleruega, in Castiglia, da Felice
di Guzmán e Giovanna
d'Aza, membri della piccola nobiltà: il nome di Domenico gli venne
imposto in onore del santo abate del monastero di Silos. Dopo aver studiato
teologia a Palencia, entrò nel
capitolo regolare che serviva nella cattedrale di Osma, di cui divenne sottopriore.
Nel 1203 accompagnò il vescovo Diego di Acevedo in una missione
diplomatica per conto di Alfonso VIII di Castiglia presso Valdemaro II di Danimarca. Durante il viaggio di
andata, attraversando la Linguadoca, Domenico ebbe modo di rendersi conto
della grande diffusione dell'eresia catara in
quella regione: a ottobre, presso Tolosa, riuscì a convertire il proprietario
della taverna dove avevano trovato alloggio e, secondo Henri Lacordaire, fu
proprio in quell'occasione che Domenico iniziò a concepire l'ordine che avrebbe
fondato.
Conclusa la missione in Danimarca,
insieme al suo vescovo, ottenne da papa
Innocenzo III il permesso di unirsi ai legati papali (i cistercensi Arnaldo di Cîteaux e Pietro
di Castelnau) che predicavano tra i catari in Linguadoca.
Poiché i "perfetti" catari
conducevano una vita povera, austera e casta, avevano una profonda
conoscenza delle Sacre
Scritture e predicavano con semplicità, viaggiando a piedi due
a due percorrendo i villaggi, le loro dottrine, inizialmente diffuse
soprattutto tra i nobili e la borghesia, stava penetrando anche nelle classi
popolari: contro la diffusione del catarismo l'azione missionaria dei vescovi
(maggiormente attenti all'amministrazione dei beni terreni) del clero secolare
(culturalmente impreparato) e dei monaci cistercensi (tradizionalmente dediti
più alla vita contemplativa che alla predicazione) non aveva ottenuto successi.
Domenico si rese conto che una delle
maggiori ragioni del successo del catarismo tra i ceti umili, naturalmente mal
disposti verso il lusso e la ricchezza del clero, era la propaganda pauperistica: il
fondatore decise, quindi, di organizzare comunità di predicatori viventi in
povertà e li mandò a predicare due a due tra i catari.
La fondazione dell'ordine
La bolla Religiosam
vitam del 1216
Nel 1205 il vescovo di Tolosa, Folco, donò a Domenico la chiesa di Notre-Dame de Prouille, presso Fanjeaux, che lo
destinò ad ospitare una comunità
di donne convertite dal catarismo desiderose di abbracciare la
vita religiosa: il monastero di Prouille fu il centro dell'apostolato di
Domenico per il successivo decennio.
Tra il 1213 e il 1214, a Fanjeaux, prese forma l'idea di dare
inizio a un nuovo ordine e nella primavera del 1215 il vescovo Folco diede il primo
riconoscimento ecclesiastico alla comunità di Domenico, approvata come
fraternità di predicatori per la diocesi di Tolosa.
Pierre Seila, ricco cittadino di Tolosa,
mise a disposizione della missione di Domenico i suoi beni e la propria
abitazione, presso la quale il fondatore raduno i suoi primi sei
compagni. Come luogo di culto, la comunità ottenne da Folco la chiesa di
San Romano.
Nel 1215 Domenicò accompagnò il vescovo
Folco a Roma, dove doveva
celebrarsi un concilio, e chiese a papa
Innocenzo III l'approvazione della sua fraternità e la conferma
dei beni che gli erano stati donati. Poiché, dopo il IV concilio Lateranense,
vigeva il divieto di fondare nuovi ordini religiosi, il pontefice impose a
Domenico di adottare una regola già esistente: nel 1216 Domenico scelse la regola di sant'Agostino, alla quale aggiunse degli
statuti ispirati a quelli dei canonici di Prémontré.
Il 22 dicembre 1216 papa Onorio III, da
poco succeduto a Innocenzo III, emanò la bolla Religiosam vitam, mediante
la quale approvò la comunità di Domenico come compagnia di canonici regolari
posta sotto la protezione della Sede Apostolica; con
una seconda bolla del 21
gennaio 1217 il
pontefice riconobbe l'originalità del carisma di Domenico e approvò la sua
fraternità come ordine religioso, detto dei frati predicatori.
Dopo l'approvazione ufficiale del papa, i frati predicatori si diffusero in
tutta Europa,
principalmente nelle città dove stavano sorgendo le prime università,
dunque Bologna e Parigi, le quali riceveranno un forte sviluppo
anche grazie ai frati predicatori.
Come richiesto dal concilio Lateranense IV i frati dovettero
adottare una regola preesistente; optarono quindi per quella agostiniana,
tradizionalmente attribuita a sant'Agostino. Ad
essa, regola fondamentalmente generica, accorparono una serie di leggi
chiamate costituzioni, le quali regolarono e diedero forma
organica all'intero ordine. Particolarmente famose ed oggetto di studio
giuridico per la forma di elevata democrazia, sono
state spesso utilizzate come modello per altre costituzioni, soprattutto quelle
dei futuri comuni.
Tra i primi conventi in
Italia, nati già nel XIII secolo, ricordiamo quelli di Bologna, Forlì, Piacenza, Pistoia.
La spiritualità domenicana
Il punto focale della spiritualità
domenicana è la figura di Cristo redentore, causa meritoria della salvezza
umana: il carattere cristocentrico di tale spiritualità è dimostrato dalla
devozione dei frati per la passione
di Gesù (uno dei principali promotori della pratica della Via Crucis fu
il domenicano Alvaro de Zamora, che l'introdusse nel
convento di Cordova) e per l'Eucaristia (Tommaso d'Aquino compose
l'ufficio liturgico per la festa del Corpus Domini).
Peculiare è anche la devozione mariana, forte già
nel fondatore e propagata da Pietro da Verona attraverso
la creazione di numerose confraternite; i domenicani Alano de la Roche e Jacob Sprenger furono
tra i principali promotori della pratica delRosario (o
salterio della Beata Vergine) e tale devozione ebbe un notevole impulso sotto
il pontificato del papa domenicano Pio V, che la
collegò alla vittoria sui turchi a Lepanto.
I domenicani, particolarmente
padre Marie-Jean-Joseph Lataste, promossero l'inserimento
del nome di san
Giuseppe nel canone della messa e spinsero papa Pio IX a
proclamarlo patrono della Chiesa universale. Ebbero un ruolo importante
anche nella diffusione della devozione per le anime del Purgatorio: la
pratica delle tre Messe in suffragio da celebrarsi il 2 novembre, divenuta
prassi universale nella Chiesa cattolica, ebbe origine nel XV secolo nel
convento domenicano diValencia.
Numerosi i frati domenicani elevati
all'onore degli altari: oltre al fondatore, Raimondo
di Peñafort, terzo maestro generale dell'ordine; il
martire Pietro
da Verona; i teologi e dottori della Chiesa Tommaso d'Aquino e Alberto Magno; i
missionari Giacinto e Luigi Bertrando; Vincenzo Ferreri, invocato
come taumaturgo; il vescovo di Firenze Antonino.;
papa Pio V (Michele
Ghislieri).
Il governo dell'ordine
Bruno Cadoré, eletto
maestro dell'ordine nel settembre 2010
Il capo dell'ordine è il maestro, che detiene
il potere
esecutivo: egli viene eletto dal capitolo generale con un mandato di
nove anni (fino al 1804 la carica
era vitalizia). Pur presiedendo il capitolo generale, il maestro è soggetto
alla sua autorità, è tenuto ad applicarne i decreti e può essere da esso
deposto.
Il capitolo generale, composto dai
rappresentanti di tutto l'ordine, detiene la suprema autorità
legislativa: tale organismo, convocato e presieduto dal maestro, si
riunisce triennalmente e ne fanno parte tre rappresentanti di ogni provincia
(il priore provinciale, un definitore e un suo socio).
La sede del maestro dell'ordine e della
curia generalizia è presso il convento di Santa Sabina all'Aventino, in piazza Pietro d'Illiria
a Roma.
Amministrativamente, l'ordine è diviso
in province, governate da un priore provinciale eletto con mandato quadriennale
dal capitolo provinciale, che si riunisce ogni quattro anni ed è composto dai
rappresentanti dei frati della provincia; i singoli conventi sono retti da un
priore conventuale eletto con mandato triennale dal capitolo conventuale. I
priori provinciali e conventuali, pur essendo eletti, non possono essere
deposti dai rispettivi capitoli (tale facoltà è riservata al superiore del
livello più alto).
Stemma domenicano:
Croce domenicana
In origine l'ordine non aveva nessuno
stemma, ma poi in Spagna si
iniziò ad utilizzare uno scudo cappato di bianco e di nero; successivamente,
in Francia e Inghilterra, venne
adottato come simbolo una croce gigliata decorata a bande bicrome (bianche e
nere) alternate.
Attorno al XVI secolo vennero
realizzate diverse varianti di questi stemmi con l'aggiunta di altri simboli
(cane con la torcia, palma, giglio, corona), ma le due tipologie (stemma
cappato e stemma crociato) rimasero ufficiosamente in uso fino al XX secolo: solo
nel 1961, nel capitolo
generale diBologna, si decise
di adottare ufficialmente lo stemma cappato; ma già nel 1965, nel capitolo generale di Bogotá, si concesse
la facoltà di utilizzarli entrambi.
Agli scudi viene solitamente affiancato
un cartiglio con i motti Veritas o Laudare, benedicere,
praedicare ("Lodare, benedire, predicare"), utilizzato per la
prima volta negli atti del capitolo generale di Roma del 1656.
L'abito domenicano
L'abito del
fondatore era quello dei canonici del capitolo di Osma, costituito da una tonaca bianca con cappa e cappuccio appuntito nero; anche
la particolare tonsura "ad
aureola" di Domenico era quella dei canonici di Osma ed era diversa da
quella del clero
secolare e dei monaci. Nel 1216 anche i frati che lo seguivano
adottarono lo stesso abito e la stessa particolare tonsura.
L'abito era completato da una cintura di cuoio stretta in vita alla quale i frati
portavano appesi alcuni oggetti di uso quotidiano; i frati conversi, che
generalmente erano di bassa estrazione sociale e analfabeti, portavano anche
una sorta di corona di perle per contare le preghiere (da cui, probabilmente,
deriva l'uso dei domenicani di portare la corona del rosario alla
cintura).
In seguito, all'abito venne aggiunto
uno scapolare bianco,
arricchito dai pontefici di varie indulgenze, che divenne anche segno
distintivo dei terziari secolari domenicani; ai piedi, diversamente dai francescani, portavano calzature chiuse.
L'abito domenicano, alla fine di questo
rapido percorso evolutivo, risultò composto da tonaca e scapolare bianchi,
cappa e mantello neri, cintura di cuoio con la corona del rosario pendente da
un lato. Tale foggia rimase immutata nei secoli anche a causa di una leggenda
diffusasi nel medioevo che
faceva risalire l'adozione di tale abito a un evento miracoloso: l'abito,
secondo questa tradizione, sarebbe stato mostrato al beato Reginaldo
d'Orléans dalla Vergine, apparsagli
per guarirlo a seguito delle preghiere di Domenico.
Nel 1968 venne abolita la tonsura e ai
maestri provinciali venne data facoltà di concedere ai frati il permesso di
indossare anche abiti secolari fuori dai conventi.
Attività
I frati sono coinvolti nell'animazione
della religiosità popolare e devozionale. Propagano particolarmente le
devozioni al nome di Gesù e del rosario (attraverso
la promozione confraternite, crociate, congressi).
I principali centri di studio sono l'Università San Tommaso d'Aquino, eretta
a Roma nel 1580, trasformata in
ateneo Angelicum nel 1909 e
decorata del titolo di Pontificia Università da papa
Giovanni XXIII (motu proprio Dominicanus
ordo del 7 marzo1963), che comprende le facoltà di teologia,
filosofia, diritto canonico e scienze sociali; l'università di Santo Tomas a Manila, fondata dai domenicani spagnoli
nel 1611 e
considerata una delle più prestigiose istituzioni accademiche in Asia; l'École biblique di Gerusalemme, fondata
nel 1890 per
iniziativa di Marie-Joseph Lagrange.
Gli studiosi domenicani hanno esercitato
una notevole influenza su tutta la riflessione teologica della seconda metà
del XX secolo: i teologi
"progressisti" Marie-Dominique Chenu, Yves Congar e Edward
Schillebeeckx parteciparono e diedero un importante contributo
al concilio
Vaticano II.
I frati domenicani stampano e dirigono
numerosi periodici a carattere scientifico, culturale o popolare.
Il generalato di Vincent Jendel (1850-1872) diede impulso al lavoro missionario dell'ordine
e tale opera acquisì sempre maggiore importanza nei primi decenni del XX
secolo, con la riorganizzazione delle province dell'ordine. I domenicani
svolsero un intenso apostolato in Cina (Fujian) ma vennero espulsi nel 1946.
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