S. Alberto Magno



Sant’Alberto Magno
Doctor Universalis

    Fra i dottori della chiesa si annovera Alberto Magno conosciuto anche come Alberto il Grande o Alberto di Colonia che è stato dichiarato santo e dottore della Chiesa da Papa PIO XI nel 1931 e successivamente, 10 anni dopo, è stato dichiarato patrono dei cultori delle scienze naturali da Papa Pio XII.
   Delle sue origini non si sa molto, c’è chi dice fosse il figlio minore del conte di Bollstadt, altri dicono che discendesse da una famiglia di guerrieri, quello che è certo è che nacque a Laningen sul Danubio intorno al 1200, (anche questa data è incerta, c’è chi lo fa nascere nel 1193 e chi sposta la data fra il 1205 ed il 1206). Giovane dall’intelligenza acuta e versatile, dopo aver ricevuto la prima istruzione in loco, fu successivamente mandato a proseguire gli studi presso l’università di Padova famosa per la cultura delle arti liberali per le quali egli dimostrava particolare propensione. 
    Qui ebbe modo d’incontrarsi col beato Giordano di Sassonia, maestro dell’Ordine dei Predicatori e dopo aver ascoltato i suoi sermoni decise di seguirne le orme, entrò nell’Ordine dei Predicatori e pian piano fece suo, visse e rese vivo il messaggio di san Domenico: Studio-Preghiera-Meditazione. Continuò, poi, i suoi studi a Bologna, Parigi (dove in seguito si laureò in teologia), Colonia e, dopo averli completati, si dedicò all’insegnamento; insegnò a Hildesheim, Friburgo, Ratisbona, Strasburgo e Colonia.
   Durante i suoi spostamenti tra Colonia e Parigi incontrò un giovane studente silenzioso e riflessivo di cui riconobbe il genio ed a cui predisse un grande destino; questo giovane era Tommaso D’Aquino che accompagnò il maestro nei suoi spostamenti. Ritornarono assieme a Colonia, allo Studium Generale; Alberto come Rettore e Tommaso come professore e Magister Studentium. Si applicò, pure, al sacro ministero e, sempre a Colonia insieme a Tommaso e ad altri  confratelli redasse la “Ratio Studiorum Dominicana”, un insieme di norme per la direzione degli studi e la determinazione del sistema interno all’Ordine. Nel 1256 andò a Roma per difendere davanti al Papa gli Ordini dei mendicanti dagli attacchi di Guglielmo di Saint-Amour la cui opera “De Periculis Novissorum fu condannata da Papa Alessandro IV il cinque ottobre 1256. Mentre si trovava a Roma ricoprì l’incarico di maestro del Sacro Palazzo (istituito ai tempi di san Domenico) e commentò il Vangelo secondo san Giovanni. Tuttavia gli studi lo chiamavano e questo incarico lo distoglieva per cui decise di dare le dimissioni, nel frattempo fu nominato vescovo di Ratisbona; in un primo momento accettò la nomina, ma subito dopo, pur di proseguire gli studi, vi rinunciò, diede le dimissioni e riprese il suo lavoro di professore presso lo Studium di Colonia .
   Insieme a Tommaso contrastò la dottrina di Sigieri da Brabante e degli averroisti; partecipò al Concilio di Lione prendendone parte attiva e difendendo l’aristotelismo e la dottrina di san Tommaso, nel frattempo defunto, che volevano condannare.
   Verso il 1278 iniziò il suo lento declino, la mente cominciò a vacillare; le privazioni e lo studio intenso avevano intaccato il suo corpo e nel 1280 finì la sua vita terrena. Fu sepolto a Colonia nella chiesa del suo convento, s. Andrea, in una tomba di pietra. Altissima fu la reputazione di cui godette in vita sia per il suo sconfinato sapere, tanto da essere conosciuto come  Doctor Universalis, che per la fama di santità di cui godeva; fu beatificato da papa Gregorio XV nel 1622 e nel 1931 fu proclamato santo.

 Il pensiero.
 Alberto fu un pozzo di scienza, la sua preparazione culturale abbracciò tutto lo scibile sacro e profano del tempo, s’interessò di tutto e di più, i suoi interessi andarono dalla filosofia alle scienze naturali, alla teologia, all’esegesi, osservò profondamente il mondo vegetale, animale, animato ed inanimato, fece innumerevoli esperimenti, cercò di dimostrare con ogni mezzo la sfericità della terra e da basi scientifiche e filosofiche giunse ad una concezione propria della teologia ed è nel prologo della “Summa theologica” che definisce la teologia come una scienza particolare in cui si apprende “più con l’orazione che con la speculazione”. (L’elemento platonico rimane molto forte nel suo modo di pensare).
   Grande fu la sua competenza teologica, ebbe un’intensa vita spirituale e i suoi scritti sulla Sacra Eucaristia sono l’esempio vivo della sua spiccata propensione teologica e filosofica, però fu innanzitutto “operatore” della parola di Dio; in Essa egli cercò le bellezze del mistero del creato considerandole alla luce dei piani di Dio, studiò la Natura, apprezzando il valore di ogni cosa, ma distinse la filosofia dalla teologia, in quanto la teologia si basa sulla rivelazione e sulla divina ispirazione, mentre la filosofia si basa sulla ragione. Quindi della prima non si può discutere con la seconda,  in quanto i principi dell’una non si accordano con quelli dell’altra, sono diversi come diversi sono gli ambiti della discussione; la Rivelazione è la fonte della riflessione teologica, la Natura in tutti i suoi aspetti è la fonte e il campo dello studio filosofico.  
     In quel periodo gli intellettuali domenicani studiavano prevalentemente S. Agostino e Platone, ma davano soprattutto molta importanza alla fede, al sentimento, al cuore. Aristotele era tenuto da parte anche se la sua dialettica e la sua logica cominciavano a farsi strada e Alberto fu un profondo studioso di Aristotele; infatti presentò Aristotele come un patrimonio da assimilare, non da combattere ed uno dei suoi meriti più significativi fu quello di avere immesso l’aristotelismo nel pensiero cristiano. Per questo motivo fu avversato da una parte dei suoi stessi confratelli che stentavano ad accettare il nuovo, mentre altri lo sostenevano; pur essendo amareggiato da questa situazione che si era venuta a creare continuò per la strada intrapresa sia per inclinazione personale che per soddisfare la richiesta dei frati di ampliare l’orizzonte del loro sapere. Si propose un programma enorme che per attuarlo prevedeva la ricerca di tutti gli strumenti conoscitivi di quel tempo al fine di una sistemazione del sapere in genere e della teologia. Aristotele e sant’Agostino furono i principali maestri a cui egli guardò. Convinto che la verità scientifica è in armonia con quella rivelata e che vi era la possibilità e l’opportunità di dimostrare ciò decise di rivalutare il pensiero greco e proporre il vero pensiero di Aristotele in quanto era convinto che dalla fisica e metafisica aristotelica si potesse apprendere tanto. Cominciò allora a commentare le opere aristoteliche facendole sue ed integrandole con testi di filosofi contemporanei, arabi o Padri della chiesa, fra cui S. Agostino; mentre diceva di seguire le opere aristoteliche per dire tutto ciò che a lui sembrava necessario per spiegare e dimostrare la sua dottrina faceva  anche delle digressioni per chiarire meglio il pensiero aristotelico ed a volte era più incisivo nel separare il suo pensiero da quello di Aristotele, soprattutto in campo etico e politico. Pur avendo preso Aristotele come suo punto di riferimento se ne allontanava volentieri quando doveva trattare di verità fondamentali della fede: allora suo faro era S. Agostino. In lui la tradizione agostiniana e l’elemento platonico erano ancora molto forti.

Scienza e Fede.
   Alberto affermò che la conoscenza parte dai sensi, non ci sono altri modi di conoscenza, arriva all’intelletto che si muove nella sua duplice funzione di agente e di passivo, che elabora, indaga, ragiona e trova la soluzione se si tratta di argomenti filosofici; se si tratta di argomenti scientifici dice che ci vuole l’esperimento, perché è  soltanto facendo esperienza diretta che si ha la certezza, il ragionamento da solo non basta; se si tratta però della conoscenza di Dio allora sono due i tipi di conoscenza di Dio, quella filosofica e quella per fede, alla prima si arriva attraverso la ragione, ma per la seconda si ha bisogno di un “lumen infusum” che illumina la ragione e guida la volontà. La ragione non ci dice cosa sia Dio, ma la fede, entro certi limiti, ce lo dice; la filosofia è un processo puramente teoretico, la fede comporta un processo intellettivo-affettivo poiché coinvolge l’uomo nell’amore di Dio. Con la prima si parte dall’osservazione del creato, con la seconda si parte dal Creatore; Dio è all’origine, è causa prima, che ha nella sua essenza le “rationes” degli esseri, pura luce, al di sopra di Lui non c’è altra luce, è Lui l’Intelletto Universale da cui hanno origine tutte le cose; “Dio è causa che comunica la sostanza ad ogni essere che cioè dà l’essere a tutte le cose,…da Lui nel quale si ritrova l’essere semplicemente e perfettamente, è necessario che vi sia l’essere in tutte le altre cose, ma l’essere semplice e perfetto si ritrova in Dio, dunque è da Lui che proviene l’essere in tutti gli enti”, così scrive Alberto nel commento ad un brano del “De divinis nominibus”  di Dionigi l’Aeropagita. Da Dio parte il primo essere causato: l’uomo, e poi le intelligenze separate (gli Angeli), le anime, i cieli; questi ultimi sono lo strumento di Dio per dare vita alla materia di cui la luce è la prima forma. Le cause seconde sono subordinate alla “virtù di Dio che primariamente ed universalmente opera in esse”.    Per quel che riguarda l’ingresso dell’anima umana nell’embrione affermò che nella materia è già presente il germe della forma vegetativa o vita la quale contiene in sé la forma sensitiva o sensibilità che a sua volta  contiene l’inizio dell’anima razionale o spirituale. Il passaggio dalla forma iniziale dell’anima razionale alla sua  attuazione avviene per intervento diretto di Dio, il quale completa e perfeziona il processo iniziato dalle forze naturali; l’anima  razionale, concepita come perfezione dell’uomo, è unica nella sostanza, poiché racchiude in sé tutte le altre forme. Quindi unità nella diversità.
   Per l’intelletto sostenne che è unico e separato per tutti gli uomini; in quanto intelletto speculativo, l’intelletto è unico, ma in quanto “appartiene a questo o a quello  è anche molteplice; l’essere separato dal corpo non gli impedisce di comunicare con le altre facoltà, quali la fantasia, l’immaginazione ed il senso, che sono strettamente collegate al corpo e man mano che si progredisce nella conoscenza si arrivano a comprendere molte cose, ma è con la luce di Dio e l’aiuto delle intelligenze che l’intelletto agente e possibile degli uomini può giungere gradualmente ad una conoscenza sempre più avanzata, che è sempre più vicina all’intelletto divino cioè alla felicità. Infine si pose anche il problema di stabilire quale fosse il rapporto fra l’essere creante, Dio, e l’essere creato, il mondo, ed affermò che se ogni cosa creata è già in Dio, Dio è il solo essere semplice e perfetto da cui proviene l’essere di tutte le cose che mentre differiscono essenzialmente nella realtà materiale, persistono spiritualmente in Dio dove preesistono “in unitatem divinae essentiae”. Questa struttura del mondo diede ad Alberto la possibilità di provare l’esistenza di Dio poiché si può risalire alla prima causa ripercorrendo anche il ragionamento verso l’alto.
   Scienza e Fede ecco il binomio su cui si basò ma da cui si mosse per la sua  continua ricerca, convinto che l’orizzonte per ampliare la conoscenza fosse sempre più vasto. Seguendo l’esempio agostiniano prese dagli scritti dei filosofi pagani tutte quelle verità che potevano essere adottate dai difensori della fede e trascurò tutto ciò che non poteva essere spiegato in chiave cristiana, considerò le scienze naturali inferiori, al servizio della teologia che è la scienza superiore; sottolineò la distinzione tra verità naturalmente conoscibili e misteri come la Trinità e l’Incarnazione che non possono essere conosciuti senza la Rivelazione; la stessa cosa vale anche per il problema della creazione: il filosofo prova che il mondo non può essere cominciato solo per un moto autogenerativo, ma non giunge all’idea di creazione, da cui invece parte il teologo; circa il carattere temporale o eterno del mondo, la filosofia non riesce a spiegarlo perché non ha argomenti utili per  farlo mentre per il teologo il mondo è creato e l’anima è immortale; infatti  sostenne l’immortalità dell’anima e le responsabilità individuali, insegnando che vi è una sola anima razionale; approfondì il rapporto fra la generazione del Figlio e la processione dello Spirito Santo e dimostrò quanto grande fosse la sua devozione al sacratissimo mistero dell’Incarnazione; affermò che nella conoscenza delle cose divine la fede precede la comprensione delle divine verità, l’autorità precede la ragione; nelle materie che possono essere naturalmente conosciute è la ragione che arriva a spiegare tutto.  Il filosofo dice tutto quello che si può dire “in base al ragionamento” e certamente della Trinità, dell’Incarnazione e della Resurrezione non si può avere nessuna conoscenza da una prospettiva solo naturale. S’interessò pure di mariologia. 

Maria,  la Madre di  DIO.
    Alberto fu un fervente devoto di Maria, tanto che alcuni critici dicono che sia stato chiamato a far parte dell’Ordine dei Predicatori in modo eccezionale, proprio per intervento diretto di Maria che lo protesse fin dall’inizio facendogli superare gli ostacoli e le difficoltà che incontrava, ma tutti vinti con la promessa che gli era stata fatta di fermezza nella fede contro i pericoli dello studio e che prima di morire  sarebbe stato privato improvvisamente di tutta la sua scienza.
   Quel che è certo è che lui amava Maria moltissimo e la lodava in ogni momento, ogni occasione era buona per parlare di Lei, in ogni suo libro trovava il modo di nominarla, di esprimerle la sua venerazione, di alzare un inno alla sua gloria. Tutta la sua vita era permeata dalla presenza di Maria, con lei aveva un legame strettissimo, soleva dire di dovere tutta la sua scienza alla protezione della S. Vergine, il suo era un pensiero fisso rivolto a Lei e s’inteneriva tanto, fino alle lacrime ed ecco che tutto ciò che la riguarda, tutto ciò che di bello e di buono si può pensare su di Lei, il suo modo di essere serva del Signore, le stelle che circondano il suo capo, il suo nome stesso, Maria, lui riuscì a trasformarli in vere e proprie considerazioni teologiche.
   Diceva che Maria ha ricevuto tutto ciò che una creatura pura può ricevere da Dio, essa diventa il canale di grazia attraverso cui passa la grazia di consolazione, di conforto, di riconciliazione che arriva ai poveri, ai sofferenti, ai derelitti, a tutti.
   Tre sono gli aspetti che prese in esame in campo mariologico:
a) la sua particolare Maternità
b) la pienezza di grazia
c) la potenza benefica nella nostra vita.
 Affrontò il problema della maternità della Vergine sia umanamente che teologicamente.
   Non c’è alcun dubbio che Gesù  nacque da Maria come nascono tutti i bambini; lei gli mise a disposizione  il suo grembo e gli diede il suo sangue, gli permise di crescere nella natura di uomo, lo concepì,  ma senza concorso di uomo, solo per opera di Dio. Tutta la Trinità  fu presente per compiere quest’opera: il Verbo Figlio, lo Spirito Santo e il Padre.
   Il Padre coprì con la sua ombra Maria e per opera dello Spirito Santo si ebbe la grazia dell’unione della natura divina con quella umana e la Vergine concepì un uomo perfetto nella persona, nell’anima, nella grazia, nella virtù e nella sapienza, per cui Gesù nacque già perfetto, tutto ciò preservando in Maria  la verginità come integrità corporale e come vera virtù.
  Mentre le altre donne concepiscono ricevendo dall’esterno, Lei sola concepì dall’interno, direttamente in utero e perché rimanesse sempre vergine Dio compì un altro miracolo attraversandolo e non dividendolo. Cristo è uomo a tutti gli effetti in quanto nato da donna però ha in sé anche la natura divina. La natura umana e la natura divina sono presenti in lui; Maria generando Gesù generò Dio, quindi è madre di colui che generò e verissima madre di Dio.
   Da tutto ciò deriva  una particolare unione con Dio, unione fisica ed unione di grazia, Maria è la piena di grazia nel corpo e nell’anima, grazia santificante che ne avvolse l’anima fin dal seno materno e ne santificò il corpo contro gli effetti del peccato originale.
   Con la sua maternità fu legata da un vincolo speciale alla Trinità ed il Padre divise con Lei il dominio sull’unico Figlio che è vero uomo e vero Dio. La sapienza increata del Figlio fece di Lei la sua casa e l’amore santificatore dello Spirito  completò  in Lei ogni manifestazione di bontà e santità. Tutto ciò Maria  lo  ricevette in dono, un dono gratuito di Dio perché  fosse la creatura più degna di ogni altra ma “sebbene più alta degli angeli, tuttavia dista senza misura di proporzione, dalla dignità divina”.
   Se Gesù è pienezza di grazia in assoluto, è la causa e la fonte di ogni grazia riversata da Dio agli uomini, Maria gode di una pienezza di grazia intermedia, capace “di produrre la santità in sé e negli altri ”, grazia che le fu infusa “probabilmente subito dopo l’animazione”. Pur avendo contratto il peccato originale ne fu santificata subito, fin dal seno materno, in vista della sua futura maternità.(A quei tempi non si parlava di Immacolata Concezione e non era stato pronunciato il dogma). Maria fu piena di virtù, ricca di fede, speranza, carità ed ebbe tutte le grazie gratuite concesse a tutti i santi, ma anche privilegi: l’Impeccabilità e l’Assunzione.
   L’Assunzione Alberto la credette “come cosa verissima” e disse che Maria  assunta in cielo ha in esso un posto speciale, al di sopra di tutte le gerarchie degli Angeli.  Maria è madre e mediatrice dal momento che fu scelta da Dio come cooperatrice dell’Incarnazione a cui Lei aderì liberamente e con tutte le sue virtù. Il vero mediatore è il Cristo, ma essendo lei lo strumento dell’unione fra la natura umana e divina è anche corredentrice subordinata al Figlio. Essa è dispensatrice di grazie e la “porta” che permette di arrivare a Di; per lui  grande è la potenza di intercessione di Maria, a cui il Figlio non nega niente, dal momento che Lei chiede tutto a gloria di Dio. Lei guida, difende, sostiene, è l’avvocata.
  Tutti gli Angeli  sono al suo servizio per correre in aiuto ai bisognosi. La sua misericordia si estende in cielo con la gloria delle illuminazioni, sulla terra con grazia e perdono e nel giorno del giudizio sarà al fianco del Figlio.

  L’Opera Omnia
  che raccoglie tutti i suoi scritti è monumentale, in essi disquisisce di logica, scienze fisiche, biologia, psicologia, morale, politica, metafisica, teologia, esegesi, e non mancano i suoi preziosi sermoni ed alcune opere spurie, dove si spazia in diversi campi. Tra gli scritti scientifici degni di essere ricordati abbiamo: ”Sui vegetali e le piante”, “Sui minerali” e “Sugli animali”. Tra gli scritti di filosofia ricordiamo: la “Metafisica”, “La parafrasi della  Etica, della Fisica e della Politica di Aristotele”; tra quelli teologici: il “Commento alle sentenze” di Pietro Lombardo, la “Summa de creaturis” e il “De unitate intellectus” (contro gli Averroisti),
   In tutti i suoi scritti (circa 140) mostra una profonda conoscenza della natura e della teologia che ancora oggi appassiona gli studiosi.

Ricerca a cura di

                                                     Calogera Marchetta Fulco   laica o.p.