ESITI NEGATIVI DELLA
CIVILTA’ OCCIDENTALE MODERNA
Avvertenza
Questa trattazione è ricavata
principalmente da un’equilibrata antropologia filosofica, come è concepita da
un uomo che usa rettamente della ragione, qualche spunto però è assunto
dall’antropologia teologica, come è ricavata dalle fonti cristiane.
Per sollecitare la riflessione
C’è una domanda
fondamentale in antropologia: l’uomo è creatura in relazione o assoluto chiuso
nel suo isolamento? Nel pensiero classico si riteneva che Dio, “assoluto” per
definizione, conosce sempre verità e produce immancabilmente
il bene. Sant’Ambrogio scrive: “Tutto quello che è buono è divino e
tutto quello che è divino e è buono”. Ciò deve essere oggi attribuito
all’assoluto che è l’uomo? Libertà e amore possono essere presentati come
assoluti, cioè non bisognosi di regola che provenga da altri, dalla natura,
dalla storia?
Un’altra domanda spesso
opposta a chi vuol riconoscere dei limiti dell’uomo: la religione e la morale
sono la negazione di quella struttura essenziale dell’uomo che è la libertà?
Ogni conoscenza rende buoni e l’unico “peccato” è l’ignoranza?
La libertà dell’uomo conduce sempre alla pienezza dell’autorealizzazione? Il
Cristianesimo è presentato spesso come ciò che sacrifica la nostra sete di
conoscenza e di amore.
Quale antropologia è più vera?
L’uomo è un tubo digerente, o prodotto di un’evoluzione cieca, o un pozzo
profondo di istinti deterministici; oppure un Io pensante che sente la fisicità
come una zavorra? O piuttosto è il “sinolo” (dal greco: intero) uno,
indiviso, benché esistente in dimensioni distinguibili, di cui parlano i
migliori pensatori?
NB. Si noterà che in questo percorso
facciamo riferimento alle principali “proprietà trascendentali dell’ente”
secondo San Tommaso, che lo qualificano come unum, bonum, verum.
Cambiamenti del “paradigma di pensiero”
Nello splendore
dell’Umanesimo rinascimentale (ad esempio in Pico della Mirandola), l’uomo è
visto come sereno partner di Dio. Il principio antropologico dominante è quello
stesso del Medioevo: nulla vi è di assoluto nella creatura. In quella filosofia
di sintesi, superando l’affermazione agostiniana “Ego animus”, San
Tommaso enuncia la formula unitaria “Anima forma corporis”.
Interviene poi la
separazione cartesiana tra cosa fisica e cosa pensante, col seguito di
pensatori che faranno il tifo per la prima oppure per la seconda. In quella
culla risuonano i primi vagiti del pensiero che riconoscerà nell’Io la
misura, se non addirittura il costitutore, dell’intera realtà.
La
corrente principale dell’Illuminismo con simpatie deistiche concepisce l’uomo
come un naturale rivale di Dio, che viene ridotto alla figura del grande
Orologiaio. Uno solo è il fondamento della realtà (non più chiamata creazione):
l’uomo. Ciò che interessa al pensatore è soltanto l’uomo: Dio o non esiste o
non è utile per l’umana realizzazione. E’ esclusa qualsiasi comprensione o
norma che viene da una persona trascendente.
Secondo questa visione
della realtà e della storia, le due principali forme espressive specifiche
della persona umana, conoscenza e amore, assumono
immancabilmente e in ogni caso valore positivo e il loro percorso storico è
orientato infallibilmente verso la massima espressione del vero e
del bene.
Viene
poi il trionfo del nichilismo con Nietzsche che, contrapponendo la dimensione
dionisiaca (forza istintiva) all’apollinea e dichiarando il predominio
schiacciante della prima sulla seconda, distrugge definitivamente l’unità della
persona umana.
L’esito negativo è questo: la negazione
del rapporto genetico con Dio creatore e la riduzione a inconsistenza della
nostra dimensione naturale più specifica sono segni inequivocabili che l’essere
limitato “uomo” non capisce più se stesso. Non sappiamo da dove veniamo, chi
siamo e dove siamo diretti. Il soggettivismo individualista e libertarista che
esclude la responsabilità e la solidarietà è
più congeniale a un computer che a una “persona”.
Correnti devianti
Esiti devianti di
quell’Illuminismo sono due correnti di pensiero e di vita che escludono la
figura di Dio.
1 – Razionalismo esasperato
La ragione individuale è
un assoluto quasi divino: la Dea Ragione. L’uomo si dà ragione di tutto: è
infatti un assoluto
2 – Romanticismo esasperato
Il sentimento
individuale è un assoluto: l’uomo può fare della sua vita psicofisica ciò che
vuole.
Tra l’epoca prima di
Cristo e la nostra non è cambiata la configurazione del peccato “originale”
dell’uomo: è sempre l’idolatria. Nell’Antico Testamento (vedi la seconda parte
di Isaia) questa è l’adorazione di un idolo di legno o di pietra, che è solo
un’immagine del dio; oggi è rappresentata dalla pretesa che ha l’uomo di essere
Dio (Genesi 3,5), mentre la Bibbia gli riconosce solo la dignità di immagine di
Lui (Genesi 1,26s).
Conseguenze delle due correnti nella storia
moderna e contemporanea
1 – L’uomo non riconosce la sua
creaturalità, il suo limite esistenziale. Il nichilismo e l’agnosticismo
conducono all’esisto dell’assurdo; per questa impostazione culturale il futuro
è il Nulla
2 – L’uomo non riconosce pienamente la
pari dignità dell’altro, né confessa la sua personale fragilità; né accetta un
qualsiasi limite morale. L’edonismo e il pansessualismo idealizzano il piacere;
questa impostazione fa conto solo del presente
Esiti negativi di questa “filosofia” di
vita
Vogliamo prendere in
considerazione la concreta situazione attuale per vedere se questi principi
siano frutto di scelta negativa precostituita del pensatore cristiano.
Nell’ampio spettro delle scelte morali assumiamo come modello il riferimento
alla morale dell’amore.
Sono possibili
deviazioni nelle due tendenze umane fondamentali: conoscere e amare
Se guardiamo la storia umana senza
pregiudizi ideologici, constatiamo che queste due dimensioni fondamentalmente
buone e positive dell’agire umano non di rado possono condurre
all’autodistruzione dell’uomo e a disgregare la comunità umana
Alcune correnti di
pensiero prospettavano per la società nuova atea o agnostica un “paradiso” di
conoscenze, di benessere, di concordia universale, di condotta morale sempre
positiva.
1 – Tendenza a sviluppare la conoscenza,
la scienza e le applicazioni tecniche
Nella storia del
pensiero troviamo correnti del nichilismo, dell’assurdo totale, della decisa
eliminazione dei valori specificamente umani. Troviamo guerre, uso di mezzi di
distruzione di massa, demolizione o deterioramento della natura fisica. Le
splendide conquiste dell’informatica possono tradursi in strumenti che
incrinano l’etica della persona, della libertà, della politica, dell’economia.
2 – Tendenza al benessere, al
soddisfacimento dei “bisogni” psichici e fisici dell’individuo
La felicità, che è la meta
di ogni vita umana, è ridotta meschinamente a benessere fisico. Il dono
dell’amore può essere ridotto all’egoismo del piacere fisico isolato dal
contesto umano. Il piacere ad ogni costo può portare all’uso devastante dei
narcotici, del superetilismo…L’amore può diventare violenza, schiavizzazione e
“cosificazione” dell’altro, sfruttamento. La carenza di ideali alti e nobili
esclude dalle aspettative l’accettazione di eventuali e sempre possibili
sacrifici. I rapporti col partner, improntati a un “presentismo”
preoccupante, non giungono ad estendersi ai periodi di dolore, di bisogno, di
vecchiaia. Con la conseguenza della progressiva demolizione della famiglia,
dell’educazione dei figli, della stessa società civile (e religiosa).
Se
qualcuno ci chiede perché l’ideale di presentismo-attualismo di
connotazione’esistenzialista è da considerarsi una soluzione fallace,
rispondiamo che l’uomo è oggettivamente un esistente “storico”, che l’individuo
viene da una tradizione e cammina verso un futuro. Altrimenti questi sarebbe
simile a un viaggiatore nel Sahara sprovvisto di bussola.
Aspetti emotivi e valoriali per una
comprensione antropologica dell’amore
Oggi si prospettano due modelli opposti
per la declinazione dell’etica:
- modello individualistico
e utilitaristico, che considera qualsiasi regola come una negazione della
libertà e della felicità;
- modello
relazionale-dialogico personalistico che vede la strada per raggiungere l’unità
della persona nell’ottenimento della sintesi tra amore e sessualità, tra dono
totale di sé e soddisfacimento della pulsione naturale.
La relazione amorosa, che è propria
dell’uomo; si regge sue due colonne:
- donarsi e ricevere in
dono;
- lasciarsi amare e amare.
L’amore umano deve riprodurre la
struttura globale dell’uomo e la visione totale dell’etica
L’amore, dimensione che
esprime meglio la vita dell’essere umano, è una realtà complessa, costituita da
parti indivisibili, che si devono mantenere sempre in equilibrio. Non si può
escludere la spiritualità dell’amore, ma neppure la sua fisicità. Guai se la
pesantezza della dimensione dionisiaca schiaccia la compresente dimensione
apollinea.
La sessualità umana non
è spiegata con la sola finalità generativa, ma nemmeno con la sola unitiva.
L’amore non deve tradursi in un fatto chiuso ermeticamente nei penetrali della
coppia. Le regole morali non ostacolano l’uso della genitalità perché ritenuta
“impura” (concupiscentia, come purtroppo si è pensato nei secoli),
ma rivelano la preoccupazione che questo dono divino possa tradursi
praticamente in violenza sull’altro o in oltraggio alla natura specifica
dell’uomo. Nessuno vorrà dire (chiariamoci con un esempio) che l’elettricità è
un’invenzione diabolica perché sulle torri metalliche c’è scritto “Chi tocca i
fili muore”.
All’accusa di
nullificazione della libertà, rispondiamo quindi che le norme morali sono date
per due motivi:
- per proteggere la
vitalità dell’amore dalla disintegrazione della sua globalità, ossia della
donazione totale (pericolo di svuotamento);
- per evitare alla sua
dimensione di nativa bontà di essere sopraffatta da infinite forme di violenza
della passione (pericolo di sovraccarico).
Conclusioni
1 – In ordine alla “verità” e dignità
dell’amore umano
Una razionale
antropologia ci fa capire che l’amore tra uomo e donna:
- (nell’ordine
“personale”) comporta l’accettazione totale del partner
- (nell’ordine fisico)
comporta la donazione totale al partner
- (nell’ordine “storico”)
comporta la fedeltà totale al partner
- (nell’ordine sociale)
comporta la costituzione totale di una comunità di vita.
La donazione fisica al di fuori di queste
“totalità” è la più ingannevole banalizzazione dell’amore e il tradimento della
sua funzionalità procreativa ed educativa.
2 – In ordine alla “naturalità” della
dipendenza (limite) dell’essere umano
Escludendo Dio, ci si
preclude la comprensione vera dell’uomo e si ostacola la sua buona realizzazione.
Perché sarà sempre facile raggiungere una duplice constatazione:
- (per chi ragiona con la
metafisica) che “la creatura senza il Creatore svanisce” (Concilio Vaticano II,
Gaudium et spes n. 36) come una struttura fondata sul nulla;
- (per chi ha il dono
della fede) che “solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il
mistero dell’uomo (….); Cristo (….) svela anche pienamente l’uomo all’uomo”
(ibidem n. 22).
FUORI ONDA
Aggiungo la risposta data a un amico che, su mia richiesta, aveva avanzato delle cortesi osservazioni:
L'impalcatura è costituita dai principi filosofici validi sempre e dappertutto, ignorando i quali si cadrebbe nel relativismo. Il peggiore manicheismo, che si è scontrato col cristianesimo soprattutto nel II secolo, è quello di matrice gnostica che identifica il bene con lo spirito e il male con la materia. Se per secoli lo abbiamo inconsapevolmente applicato (sulla scia di S. Agostino, che non se ne era del tutto purificato) alla morale, oggi si deve riconoscere che quell'antropologia l'abbiamo superata (pensa ai discorsi sul corpo che ha tenuto papa G. P. II nei primi anni del suo pontificato di cui ti posso dare i testi). L'amore vero si qualifica per la sua oblatività, nel senso che, se non applico il "voglio il tuo bene", corro il rischio di fraintendere il "ti voglio bene". Questa distinzione, data la nostra debolezza, è non facilmente e velocemente realizzabile in una visione antropologicamente cristiana dell'amotre umano. Ma "tutto io posso in Colui che mi dà la forza", come diceva S. Paolo (Fil 4,13).che pur aveva le sue tentazioni.
FUORI ONDA
Aggiungo la risposta data a un amico che, su mia richiesta, aveva avanzato delle cortesi osservazioni:
L'impalcatura è costituita dai principi filosofici validi sempre e dappertutto, ignorando i quali si cadrebbe nel relativismo. Il peggiore manicheismo, che si è scontrato col cristianesimo soprattutto nel II secolo, è quello di matrice gnostica che identifica il bene con lo spirito e il male con la materia. Se per secoli lo abbiamo inconsapevolmente applicato (sulla scia di S. Agostino, che non se ne era del tutto purificato) alla morale, oggi si deve riconoscere che quell'antropologia l'abbiamo superata (pensa ai discorsi sul corpo che ha tenuto papa G. P. II nei primi anni del suo pontificato di cui ti posso dare i testi). L'amore vero si qualifica per la sua oblatività, nel senso che, se non applico il "voglio il tuo bene", corro il rischio di fraintendere il "ti voglio bene". Questa distinzione, data la nostra debolezza, è non facilmente e velocemente realizzabile in una visione antropologicamente cristiana dell'amotre umano. Ma "tutto io posso in Colui che mi dà la forza", come diceva S. Paolo (Fil 4,13).che pur aveva le sue tentazioni.
Pubblicato da Antonio Contri a 09:40 Nessun commento:
Etichette: Antropologia-Pedagogia