IL ROSARIO
Preghiera evangelica e contemplativa,
portata avanti dai Domenicani, ad orientamento Cristologico. Nel Rosario è
esposta la dottrina della fede alla luce della partecipazione di Maria al
mistero di Cristo e della Chiesa.
Storia
L’uomo ha sempre sentito l’esigenza di
mettersi in contatto con Dio, di pregare, e fin dall’inizio della cristianità
tale bisogno si è concretizzato nella preghiera condensata in brevi formule tratte
dai Salmi di Davide. Il ripetersi di queste
preghiere portò pian piano alla conta numerica e da qui il riferimento al Salterio,
con i suoi 150 Salmi, fu il passo successivo; con il passare del tempo si ebbe
la sostituzione dei Salmi con 150 preghiere in cui si alternavano in vario modo
il Pater Noster e l’Ave Maria. Per contare le preghiere inizialmente si usò una
corda con dei nodi (detti rose quasi a rappresentare i fiori di un
mistico serto) uniti insieme quasi a formare una corona. Il rosario è una preghiera devozionale, contemplativa che ha origini nel tardo
medioevo grazie alle Confraternite del Santo Rosario fondate dal domenicano S.
Pietro da Verona a cui più tardi si aggiunsero delle rappresentazioni visive e artistiche
dei misteri specie nelle chiese domenicane.
Nel primo Medio-evo il Rosario non
esisteva ancora, almeno nel modo come lo intendiamo noi. S. Domenico recitava
una litania in onore della Vergine e a questo proposito si racconta (Alano
della Rupe) che nel 1212 s. Domenico ebbe una visione: gli apparve la Madonna
che gli consegnò il Rosario come preghiera per combattere l’eresia albigese. Da
allora il Rosario divenne la preghiera più diffusa per combattere le eresie ed
una delle più popolari preghiere del cattolicesimo. Si racconta anche che nel 1213-1214 Domenico durante uno dei
tanti suoi spostamenti fu rapito dai pirati. Era la notte dell’Annunciazione di
Maria Santissima (25 marzo) una tremenda tempesta stava facendo naufragare la
nave dei pirati quando la Madonna gli apparve e gli disse che l’unico modo per
salvarsi era quello di dire di sì alla Confraternita del Rosario: i marinai
accettarono ed il mare si calmò. I marinai così furono i primi membri della
Confraternita del Rosario.
Le Fratérnite diedero un grande impulso
alla divulgazione della devozione alla Vergine Maria.
Il Rosario fu successivamente modificato
e codificato dal monaco certosino Domenico
Hélion detto di Prussia (siamo tra il 1410 e il 1439) che trovò
l’ispirazione aggiungendo le clausole al
nome di Gesù: tali clausole consistevano nell’aggiungere dopo il nome di Gesù
una frase che indicava ciò che egli fece, disse, subì, ecc. (esempio: Gesù che
fu adorato dai Magi, che fu tentato dal demonio, che ha lavato i piedi dei
discepoli, che battezzò nel Giordano, ecc.). In tal modo si veniva componendo
in modo ininterrotto il Rosario costituito da 50 Ave e 50 clausole che
riassumevano la vita di Gesù unendo liturgia
e Scrittura e facendo confluire la preghiera numerica e la meditazione ai
misteri della salvezza. L’esigenza di semplificare ed armonizzare questa
preghiera portò (siamo nel 1400) a dividere
il salterio delle 150 Ave Maria in 15 gruppi di 10 precedute ognuna da un Pater
Noster.
Di
queste clausole, formalizzate da Domenico di Prussia, 14 riguardavano la vita
nascosta pre-evangelica di Cristo, 6 la sua vita pubblica, 24 la sua passione e
morte e 6 la glorificazione di Cristo e di Maria sua madre.
È proprio a Domenico di Prussia che dobbiamo
attribuire l’inizio di quella forma rinnovata del salterio mariano che arriverà
fino ad oggi.
Nello stesso periodo il domenicano bretone
Alano della Rupe (1428-1478),
diffuse il salterio mariano col nome di “rosario
della Beata Vergine Maria” e coniò il termine di rosario nuovo per distinguere il semplice salterio delle Ave dal salterio
incorporato nella meditazione dei Misteri proposti in origine in una triplice
partitura (incarnazione, passione e morte di Cristo, gloria di Cristo e di
Maria), poi fissò delle regole per la recita del Rosario assumendolo anche come
strumento pastorale e istituendo la prima Confraternita ad esso dedicata allo
scopo di diffonderne il culto.
Il primo documento ufficiale della
Chiesa Cattolica sul rosario risale al secolo XV con Papa Sisto IV autore della bolla “Ea quae ex fidelium” del 12 maggio 1479. In essa il Papa fa
presente la sua intenzione di ripristinare la pratica del rosario dopo un
periodo di disuso ed invita i cattolici a recitare il salterio mariano con le
150 “salutationes” precedendo ogni
decina da un Pater e assegnando a tale pratica alcune indulgenze.
Tra il XII e il XVI secolo si diffuse
in occidente la recita dell’Ave Maria. Questo saluto alla Madonna era già
conosciuto nella cristianità fin dal VII secolo ed è contenuto nel Vangelo quando
l’Angelo Gabriele saluta Maria e nella risposta di benedizione di Elisabetta.
L’Ave Maria era conosciuta e recitata solo nella sua prima parte evangelica
mentre il nome di Gesù e l’amen finale verranno introdotti solo verso la fine
del XV secolo (1483) quando si diffonderà l’uso di recitare il “Santa Maria”. Va ricordato inoltre che
in questo periodo il salterio del Pater Noster era diviso presso i monaci
conversi e i laici devoti in tre cinquantine e veniva recitato nell’arco della
giornata in un modo che ricorda la liturgia delle ore.
Nel secolo XIV il certosino Enrico di Kalkar introdusse nel
salterio delle Ave la suddivisione in 15 unità (15 decine) e aggiunse fra una
decina e l’altra il Pater Noster.
Nel 1521 il domenicano Alberto da Castello ridusse i misteri
principali a 15 e propose le relative clausole come semplici commenti al
mistero (a modo di richiami mnemonici) lungo la recita delle Ave.
Le riforme attuate da Alano della Rupe e
Alberto da Castello pian piano si imposero e nel 1569 San Pio V definì con un suo documento “il rosario o salterio…un modo di orazione”… attraverso il quale… Maria
viene venerata con la salutazione angelica ripetuta centocinquanta volte
secondo il numero dei Salmi di Davide, interponendo ogni dieci Ave la preghiera
del Signore (il Pater) con delle meditazioni che illustrano tutta la vita dello
stesso Signore nostro Gesù Cristo”. Raccomandò la recita del rosario nel
breviario del 1586. In questo periodo entrò nel rosario il “Santa Maria” e fu aggiunta la
possibilità di ottenere delle indulgenze plenarie o parziali alle condizioni
previste dalla Chiesa e con la bolla Consueverunt
romani Pontifices regolamentò la preghiera in una forma molto simile all’attuale.
S.Pio V attribuì inoltre all’intercessione
della Vergine Maria ottenuta tramite il Rosario la vittoria delle armi
cristiane su quelle turche a Lepanto
(1571) e stabilì che si ricordasse l’avvenimento il 7 ottobre di ogni anno
(festa della Madonna del Rosario).
Nel 1613 fu aggiunto il Gloria che completa la preghiera, successivamente
si affievolirono i riferimenti al salterio con l’affermarsi della struttura che
oggi conosciamo.
Il Rosario nella sua semplicità e
profondità è una preghiera di grande significato, destinata a portare frutti di
santità. Pur caratterizzata da una fisionomia mariana, ci porta a meditare
sull’intero messaggio evangelico.
Dante nella Divina Commedia dice di Maria:
“Donna sei tanto grande e tanto vali,/che qual vuol grazia e a Te non
ricorre,/sua disianza vuol volar senz’ali”.
E’ doveroso qui ricordare il beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario
di Pompei, che sosteneva:” Chi propaga il
Rosario è salvo”.
Paolo
VI ebbe a dire: “senza contemplazione, il rosario è corpo senz’anima, e la sua recita
rischia di divenire meccanica ripetizione di formule e di contraddire all’ammonimento di Gesù: “Quando pregate,
non siate ciarlieri come i pagani, che credono di essere esauditi in ragione
della loro loquacità” Mt 6,7). Il contemplare Maria è innanzitutto un ricordare le opere compiute da Dio nella
storia della salvezza. La Bibbia è narrazione di eventi salvifici, che
hanno il loro culmine in Cristo stesso. Questi eventi non sono soltanto di
ieri; sono anche l’oggi della salvezza: farne
memoria, in atteggiamento di fede e di amore, significa aprirsi alla grazia
che Cristo ci ha ottenuto con i suoi misteri di vita, morte e risurrezione”.
San
Luigi Maria de Monfort ebbe
a dire: Tutta la nostra perfezione
consiste nell’essere conformi, uniti, a Cristo. Ora Maria è la creatura più
conforme a Cristo, ne consegue che tra tutte le devozioni quella di Maria è
quella che più ci avvicina a Cristo. Mai come nel Rosario la via di Cristo e
quella di Maria appaiono profondamente vicine. Maria non vive che in Cristo e
in funzione di Cristo.
La storia del Rosario mostra come
questa preghiera sia stata utilizzata dai Domenicani in un momento difficile
per la Chiesa a motivo del diffondersi delle eresie.
Il Rosario generalmente si conclude con
la preghiera del Salve Regina e con
le Litanie Lauretane. Esistono anche
altre litanie ma le Lauretane sono le più diffuse. Facoltativamente possono essere aggiunte la
preghiera a s. Michele, a s. Giuseppe, per le intenzioni del Sommo Pontefice,
se è presente un sacerdote può impartire la benedizione o se non c’è si recita
la formula: “il Signore ci benedica, ci
protegga da ogni male e ci conduca
alla vita eterna”. Il rosario è una preghiera comunitaria, ma si può
recitare anche singolarmente.
Documenti pontifici
Numerosi
sono stati gli interventi dei pontefici in materia di Rosario.
S. Pio
V, domenicano, nella bolla “Salvatoris Domini” (1572) istituì la
festa della vittoria per ricordare Lepanto.
Egli sosteneva: a) l’utilità della
preghiera per affrontare guerre e calamità; b) che il rosario di s. Domenico è
semplice e alla portata di tutti; c) il rosario si è dimostrato efficace contro
le eresie, i pericoli della fede ed ha operato tante conversioni; d) raccomanda
il Rosario a tutti i cristiani.
Da Gregorio
XIII a Leone XIII numerosi
documenti pontifici confermano l’importanza del Rosario.
Pio IX (1869) e Leone XII invitano i cristiani alla recita del Rosario in numerosi
interventi come pure Pio X e Benedetto XV.
Pio XI
nell’enciclica “Ingravescentibus modis (1937) invita a pregare nell’ora del
pericolo.
Pio
XII scrisse sul Rosario un’enciclica e otto
lettere, disse che il “Rosario è sintesi
di tutto il vangelo”.
Giovanni
XXIII onorò il Rosario con
Encicliche e in vari discorsi. Nella “Grata
recordatio” (1959) ricorda la
devozione al Rosario nel mese di ottobre e così definisce il Rosario: “Il Rosario è un modo eccellentissimo di
preghiera meditata in cui il Pater Noster, l’Ave Maria, il Gloria s’intrecciano
alla meditazione dei più alti misteri della fede e viene presentato alla mente
il dramma dell’incarnazione e della redenzione di nostro Signore.
Paolo
VI nell’Enciclica “Christi Matri” raccomanda la pratica del Rosario. Ricorda che il
rosario è una preghiera per ottenere la pace, presidio e alimento della fede.
Nell’Enciclica “Recurrens mensis october (1969) esorta a meditare i misteri del S. Rosario.
Nella “Marialis cultus” (1974)
ricorda gli elementi essenziali di questa preghiera:1) la contemplazione dei
misteri della salvezza; 2) Il Padre Nostro che è alla base della preghiera
cristiana 3) la successione litanica delle Ave Maria nel numero fissato dalla
tradizione; 4) il Gloria al Padre che chiude la preghiera.
Giovanni
Paolo II (ottobre 2002)
proclama l’anno del rosario (2002-2003) e nella lettera apostolica “Rosarium Virginis Mariae” dà indicazioni
su come rinnovare il Rosario e dedicarlo alla grande causa della pace. Istituì
i misteri Luminosi.
Elementi teologici
Il rosario è il credo fatto preghiera.
Esso è fondato su elementi teologici:
1) Preghiera evangelica: dal Vangelo
vengono desunte sia le preghiere, sia la formulazione dei misteri: il Pater
Noster, l’Ave Maria, il Gloria, il contenuto dei Misteri, che ci ricordano le
tappe fondamentali del mistero di Cristo, l’incarnazione, la passione e gloria.
2) Preghiera Cristocentrica: parte da
Maria, con l’incarnazione del Figlio di Dio e finisce per essere una lode
incessante a Cristo. Gesù è l’oggetto centrale del rosario perché attraverso i misteri
gaudiosi, dolorosi, gloriosi, si ritorna a meditare sulla Madre e sulla Chiesa.
3) Preghiera ecclesiale: La Chiesa è il
popolo dei chiamati alla salvezza mediante la fede in Gesù Cristo. Il Rosario
offre la conoscenza di Gesù Cristo e del suo mistero di salvezza e ne sollecita
da parte nostra l’adesione umile e grata.
Valori spirituali
1) E’ una preghiera semplice (dei poveri)
universalmente conosciuta;
2) Ci abitua a guardare di volta in volta
un episodio della vita di Gesù,
3) E’ un metodo semplice e popolare di
predicazione e di presentazione della fede stessa;
4) La ripetizione delle Ave tende ad una
intima unione con la Vergine per penetrare con Lei il mistero di Cristo
invitandoci allo stesso tempo ad imitare Lei.
Promesse della Madonna
La preghiera del rosario segna un
momento di serenità e di pace che distoglie dalle preoccupazioni del vivere
giornaliero; è un momento di comunicazione con la Divina Misericordia. Nel
rosario Maria si interpone tra noi e il Padre pregando per noi e con noi.
Secondo la tradizione religiosa alla
recita del rosario sono legate 15 promesse che la Vergine in persona avrebbe fatto
a s. Domenico e al beato Alano della Rupe.
Esse sono le seguenti:
1) A tutti quelli che devotamente
reciteranno il mio Rosario, io prometto la mia protezione speciale e
grandissime grazie.
2) Chi persevererà nella recitazione
del Rosario riceverà grazie preziosissime.
3) Il Rosario sarà un’arma potentissima
contro l’inferno; esso distruggerà i vizi, libererà dal peccato, dissiperà le
eresie.
4) Il Rosario farà fiorire le virtù e
le buone opere e otterrà alle anime le più abbondanti misericordie divine;
sostituirà nei cuori l’amore di Dio all’amore del mondo, elevando i cuori al
desiderio dei beni celesti ed eterni. Quante anime si santificheranno con
questo mezzo!
5) Colui che si affida a me con il Rosario
non perirà.
6) Colui che reciterà devotamente il
mio Rosario, meditando i suoi misteri, non sarà oppresso dalla disgrazia. Se è peccatore, si convertirà; se è giusto,
crescerà in grazia e diverrà degno della vita eterna.
7) I veri devoti del Rosario non
moriranno senza i Sacramenti della Chiesa.
8) Coloro che recitano il mio Rosario
troveranno durante la loro vita e alla loro morte la luce di Dio, la pienezza
delle Sue grazie e parteciperanno dei meriti dei beati.
9) Libererò molto prontamente dal
Purgatorio le anime devote al mio Rosario.
10) I veri figli del mio rosario
godranno di una grande gloria in cielo.
11) Quello che chiederete con il mio
rosario lo otterrete.
12) Coloro che diffonderanno il mio
rosario saranno soccorsi da me in tutte le loro necessità.
13) Io ho ottenuto da mio Figlio che
tutti i membri della Confraternita del
Rosario abbiano per fratelli durante la vita e nell’ora della morte i Santi
del cielo.
14) Coloro che recitano fedelmente il
mio Rosario sono tutti miei figli amatissimi, fratelli e sorelle in Gesù
Cristo.
15) La devozione al mio Rosario è un
grande segno di predestinazione.
Promesse della Madonna a coloro che
portano fedelmente con sé la corona del Rosario.
Sono state fatte dalla Vergine in varie
apparizioni e riguardano tutti quelli che porteranno fedelmente la corona del
Rosario:
Saranno da me condotti a mio Figlio;
Saranno da me aiutati nelle loro
imprese;
Impareranno ad amare la Parola e la
Parola li farà liberi, non saranno più schiavi;
Ameranno sempre di più mio figlio;
Avranno una conoscenza più profonda di
mio Figlio nella loro vita quotidiana;
Avranno un desiderio profondo di
vestire con decenza per non perdere la virtù della modestia;
Cresceranno nella virtù della castità;
Avranno una coscienza più profonda dei
loro peccati e cercheranno sinceramente di correggere la propria vita;
Avranno un profondo desiderio di
diffondere il messaggio di Fatima;
Sperimenteranno la grazia della mia
intercessione;
Avranno pace nella loro vita
giornaliera;
Saranno ripieni di profondo desiderio
di recitare il s. Rosario e meditare i misteri;
Saranno confortati nei momenti di
tristezza;
Riceveranno il potere di prendere
decisioni sagge illuminati dallo Spirito Santo;
Saranno invasi da un profondo desiderio
di portare oggetti benedetti;
Venereranno il mio Cuore Immacolato e
il Sacro Cuore di mio Figlio; Non useranno il nome di Dio invano;
Avranno una profonda compassione per
Cristo crocifisso e aumenterà il loro amore per Lui;
Saranno guariti da malattie fisiche,
mentali ed emozionali;
Avranno pace nelle proprie famiglie.
Indulgenze
Le
indulgenze sono associate alla recita delle tre corone tradizionali; sono
quindi esclusi dall’antica indulgenza i misteri
luminosi introdotti da Papa Giovanni Paolo II; le indulgenze si acquistano
recitando il Rosario o in latino o nella traduzione in una lingua moderna
approvata dall’Autorità apostolica (vescovo, cardinale, pontefice, abate benedettino).
A beneficiare dell’indulgenza possono essere anche terze persone, vive o morte.
La corona, quando benedetta, diventa un oggetto portatore di grazia divina per
tramite della preghiera. Tale capacità cessa se la corona viene distrutta o
venduta.
La benedizione della corona deve essere
impartita da un consacrato, che può essere solo un diacono, presbitero, o
vescovo.
Gli oggetti che possono essere benedetti
sono: crocifisso, croce, corona del rosario, scapolare, medaglia.
Al termine della messa, seguendo il Messale
Romano, il sacerdote può estendere la benedizione ai presenti, agli oggetti di
devozione che ognuno porta con sé e mostra chiedendone la benedizione. Il rito
della Benedizione deve essere approvato dalla Congregazione per il Culto Divino
e la Disciplina dei Sacramenti.
Le indulgenze si possono applicare anche
alle anime del Purgatorio, in origine furono applicate solo alla corona di Santa Brigida che è formata da 6
decine, furono poi estese al rosario di 15 decine e a quello di 5 soltanto.
Queste le principali indulgenze ricordando che
si possono applicare anche alle anime del Purgatorio.
La Santa Sede ha rivisto di recente tutto il
sistema della indulgenze. La nuova disciplina dell’Eschiridion Indulgentiarum (quarta edizione 1999) prevede solo Indulgenze Plenarie e Parziali. Entrambe
le indulgenze ogni fedele le può lucrare per sé stesso o applicarle ai defunti
a mo’ di suffragio.
L’indulgenza
plenaria si può acquistare una sola volta al giorno (eccetto in punto di
morte); ovviamente la può lucrare chi è battezzato, non scomunicato, in stato
di grazia almeno fino al termine delle opere prescritte.
Si concede l’indulgenza plenaria al fedele
che recita devotamente il Rosario mariano in chiesa od in oratorio, oppure in
famiglia, in una comunità religiosa, in una associazione di fedeli e in modo
generale quando più fedeli si riuniscono per un fine onesto; nelle altre
circostanze l’indulgenza è parziale.
Si sono stabilite queste norme:
1) È sufficiente la recita di cinque
decadi; ma devono recitarsi senza interruzione;
2) Alla preghiere vocale si deve
aggiungere la pia meditazione dei misteri;
3) Nella recita pubblica i misteri devono
essere enunziati secondo l’approvata consuetudine vigente nel luogo, invece in
quella privata è sufficiente che il fedele aggiunga alla preghiera vocale la
meditazione dei misteri.
La
stessa indulgenza è concessa per la recita dell’inno Akathistos.
Rosari non cattolici
A questo
punto sono da ricordare altre devozioni presenti in altre confessioni
cristiane.
I cristiani ortodossi recitano una
preghiera a Gesù usando una coroncina chiamata komboskini o ciotki.
I protestanti non lo accettano, battisti,
presbiteriani e valdesi dicono che le preghiere vanno dette solo a Gesù. Pochi
luterani lo accettano ma usano la corona dei cattolici in modo diverso. Nel
rosario luterano inizialmente si recita il Credo, il Padre Nostro e il Gloria
come nel rosario cattolico, ma le tre Ave Maria iniziali sono sostituite dalla preghiera
a Dio (Pater); in seguito in ogni decina il Padre Nostro e
il Gloria vengono recitati normalmente, mentre l’Ave Maria è recitata una sola
volta senza la seconda parte (che
contiene la richiesta di pregare per i peccatori); le altre Ave Maria della decina sono
sostituite una volta dalla prima parte del Magnificat e otto volte dalla
preghiera di Gesù.
Gli anglicani e i metodisti usano un rosario
di pura preghiera (rosario anglicano) che è solamente orale e proibisce l’uso
delle coroncine.
Rosari non cristiani
Per completezza ricordiamo che in altre
religioni esiste qualcosa di simile al rosario.
Fra queste:
Il mãlã in
varie religioni dell’India, spesso composto da semi di Rufraksha.
Il tasbih –
rosario islamico
Il juzu-
rosario buddista giapponese.
I Misteri del Rosario
1) Misteri
gaudiosi o della gioia
(L’annunciazione dell’angelo a Maria, la
visita di Maria ad Elisabetta, la nascita di Gesù, la presentazione di Gesù al
tempio, il ritrovamento di Gesù al tempio).
lunedi
e sabato.
2) Misteri
dolorosi o del dolore
(L’agonia di Gesù nell’orto degli ulivi,
la flagellazione alla colonna, l’incoronazione di spine, il viaggio di Gesù caricato
della croce verso il Calvario, la crocifissione e la morte).
martedì
e venerdì
3) Misteri
gloriosi o della gloria
(La resurrezione di Gesù, l’ascensione
di Gesù al cielo, la Pentecoste o discesa dello Spirito Santo nel cenacolo,
l’assunzione di Maria al cielo, l’incoronazione di Maria).
mercoledi
e domenica.
4) Misteri
luminosi o della luce(Il Battesimo di Gesù nel Giordano, le
nozze di Cana, l’Annuncio del Regno di Dio, la trasfigurazione di Gesù sul
monte Tabor, l’istituzione dell’Eucaristia).
giovedi.